Quasi un manifesto femminista, quest’opera nasce dall’appassionata solidarietà, in tutto e per tutto, con l’universo femminile. Da sempre vivo il mio femminismo come una battaglia di giustizia per il conseguimento di un’autentica parità di genere. E se deve essere vincente la battaglia deve essere portata a tutte le latitudini. La mia leader-fulcro-del-quadro al centro è, infatti, orientale, ma la sua vicina è africana, quella in basso a destra araba e, subito al di sopra di lei, la donna e la bambina sono bianche (la mia amica Niki con la figlioletta Gaia). E la battaglia deve rappresentare tutte le condizioni: la sposa, l’atleta, le lesbiche, l’anziana… E infine, in primissimo piano, a sinistra della personificazione della Valentina di Crepax, quasi una firma, ci sono i miei occhi di quarantenne. Tutto il resto del discorso è nel titolo.