Questo è il quadro che più rappresenta un punto di svolta nel mio personale percorso artistico, come dico anche nelle mie note biografiche. Dalla sua composizione smetto definitivamente di preoccuparmi di realismo, proporzioni, coloriture e luci verosimili, per subordinarli a un effetto drammatico-simbolico che rappresenti il cuore, la sintesi a cui ogni elemento punta. Infatti, pur se a cavallo tra il primo periodo realistico figurativo e il più recente, “Autunno, l’Inquietudine” è sì rappresentazione di una stagione abbinata a uno stato d’animo come “Primavera, il fermento creativo” e “Estate, la calma”, ma ne differisce profondamente nella composizione della figura e nella colorazione forte e vivace specie delle parti in ombra del corpo. Il fondo poi è l’approdo compiuto a una figurazione quasi astratta, quasi metafisica di quegli agglomerati di “case”, quelle evanescenti, geometriche “città” su cui mi piacerà tanto diffondermi da lì in poi. Io adoro la mia “Autunno” e soffrirò un po’ quando dovrò separarmene. Ma le mie opere non sono mie. Non dimentico che un artista non dipinge per sé. Il mio lavoro è per gli altri, specie per tutti quelli il cui sguardo verrà catturato e si soffermerà abbastanza da far arrivare le onde degli occhi alla mente, all’inconscio, al cuore della mente, alla mente del cuore.